Gli emblemi sono qui dedicati a Francesco Donato, Doge di Venezia, da Giovanni Marquale, il traduttore del testo.
Andrea Alciato nacque a Milano l’8 maggio 1492. Dopo aver completato i suoi studi umanistici in questa città, andò a studiare diritto a Pavia e a Bologna. Nominato nel 1521 professore di diritto all’Università di Avignone, ottenne in questa città un tale successo che il suo pubblico arrivò a contare fino a ottocento persone. Tuttavia, la mancanza di puntualità nel pagamento dei suoi onorari lo spinse a tornare a Milano. Alciato fu uno dei primi a comprendere che lo studio della storia è indispensabile per evitare errori nello studio delle leggi, e che la coltivazione delle lettere non è meno necessaria per lo studio della giurisprudenza.
Nel 1529 fu costretto a rifugiarsi in Francia, dove Francesco I, approfittando della cieca furia dei compatrioti di Alciato, lo trattenne nei suoi Stati con i suoi benefici e gli assegnò la cattedra di Bourges, con una pensione di 600 scudi, che l’anno seguente fu raddoppiata. Alciato era avaro, e il denaro fu sempre il miglior mezzo per attirarlo. Francesco Sforza, duca di Milano, lo reclamò e, conoscendo la sua passione, lo minacciò di confiscare le sue proprietà se non fosse tornato. Una simile minaccia, accompagnata in verità da offerte di doni, pensioni considerevoli e dalla dignità di senatore, spinse Alciato a tornare nella sua patria. Tornò allora a insegnare a Pavia, ma presto passò all’Università di Bologna; quattro anni dopo, riprese la sua cattedra a Pavia e, dopo un po’ di tempo, si lasciò nuovamente attrarre a Ferrara dalle generosità del duca Ercole d’Este.
La sua opera più celebre, gli Emblemi, consiste in componimenti di quattro, sei, otto o dodici versi contenenti riflessioni letterarie e morali.
L’illustrazione è composta da 144 raffinate incisioni su legno (61 x 65 mm) che evocano lo stile di Bernard Salomon, detto il Petit Bernard, a cui alcuni bibliografi le attribuiscono. I disegni sembrano in realtà essere stati eseguiti da questo incisore di Friburgo, Pierre Vase, che arrivò a Lione intorno al 1548 e vi soggiornò per qualche anno prima di trasferirsi a Ginevra. Vase sviluppò i temi utilizzati da Bernard Salomon e vi aggiunse numerosi motivi molto personali.
Ciascuna delle prime 133 figure è un’evocazione molto precisa dell’emblema spiegato in caratteri corsivi sotto l’incisione. Le ultime 11 figure incise a tratto rappresentano diverse essenze di alberi.
Oltre al frontespizio ornato con un portico sorretto da due bambini, Pierre Vase ha disegnato appositamente per questi emblemi 35 tipi diversi di cornici, che, alternate, incorniciano a tutta pagina ciascuna delle 144 incisioni. Arabeschi, grottesche, motivi architettonici, bambini e animali, paesaggi, navi e mostri marini, fiori e frutti si mescolano armoniosamente in un’evocazione in stile Rinascimentale.
Bellissimo esemplare di grande purezza, uno dei libri illustrati più celebri del Rinascimento.
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